Filtri Omegon Pro
I filtri spesso rendono davvero visibili gli oggetti deep-sky. I filtri Omegon Pro sono stati testati nella pratica e in laboratorio.
La serie di filtri Omegon Pro in un test pratico e di laboratorio
Oltre alle già affermate serie Basic e Advanced, dalla metà del 2016 Omegon, marchio di Astroshop, propone una serie di filtri con denominazione Pro. Li abbiamo testati sia in laboratorio che nella pratica.
Oltre al classico set di filtri LRGB, la serie Pro di Omegon include anche i filtri UHC, CLS, Hα, Hβ, OIII (CCD) e SII (CCD) con innesti da 1,25 pollici e 2 pollici. Tutti i filtri della serie vengono forniti completi di un protocollo di test in forma di curva di trasmissione, che Omegon dichiara di approntare per ogni singolo filtro. In questo modo chi acquista può conoscere quali sono le prestazioni dei propri filtri, dato che è risaputo che in ogni produzione in serie possono verificarsi dispersioni. Per eseguire il test ci sono state messe a disposizione da Omegon una serie completa da 1,25 pollici e una da 2 pollici.
Test in laboratorio e sulla volta celeste
I test eseguiti sui filtri si dividono in due parti: un test di laboratorio, effettuato da André Knöfel, in cui la trasmissione è stata misurata con uno spettrofotometro Agilent Cary Varian 5000 UV-Vis-NIR, e un test pratico effettuato da Christoph Kunze sugli oggetti celesti. Per via del tempo a disposizione e delle condizioni meteorologiche, i test pratici sono stati possibili solo in modalità visuale con il set LRGB e con i filtri UHC, CLS e OIII. I filtri Hα, Hβ e SII invece sono stati testati esclusivamente in laboratorio.
Come è normale, i filtri vengono forniti ben protetti, imballati in un contenitore di plastica. L'imballaggio esterno consiste in una piccola busta e in una scatola di cartone dal design semplice. Il contenitore di plastica è facile da aprire, senza correre il rischio di far cadere il contenuto. Per quanto riguarda la sensazione al tatto dei filtri stessi, il rapporto peso-dimensioni dà un'impressione di assoluto valore.
Dato che la maneggevolezza gioca un ruolo importante quando si è al buio, va detto che tutte le versioni da 1,25 pollici hanno un telaio dalla superficie liscia, mentre le versioni da 2 pollici sono dotate di scanalature, il che facilita la presa. Tutte le filettature sono ben realizzate e si avvitano senza problemi a tutti gli oculari utilizzati e alla ruota portafiltri da 1,25 pollici.
Filtri LRGB
I set di filtri LRGB Omegon Pro mostrano una trasmissione piuttosto uniforme su una gamma ampia. Dal rosso verso il blu, la trasmissione diminuisce solo leggermente a un livello elevato, il che non influisce sull'uso pratico.
Tra ciascuna delle gamme di colore c'è una piccola sovrapposizione, il filtro di luminanza è aperto nell'intera gamma RGB con una trasmissione media del 97% e blocca in modo sicuro nella gamma UV e NIR delle comuni fotocamere CCD e DSLR. La presenza di aloni e riflessi quando si usano i filtri viene spesso discussa in vari forum online, perché tempo fa erano infatti riscontrabili nell’osservazione di stelle luminose con alcuni prodotti di diversi distributori.
Aloni e riflessi sono eliminabili solo con una dispendiosa elaborazione dell’immagine. Inoltre, l’omofocalità dei set filtri gioca un ruolo importante, perché una nuova messa a fuoco per ogni canale è impensabile. I test sono stati condotti con una monocromatica DMK di Imaging Source, un ruota portafiltri da 1,25 pollici e un telescopio Newton f/4 da 8 pollici su Alcor e Mizar. Il risultato dimostra che non ci sono riflessi e che tutti i filtri sono omofocali.
Filtri a banda larga
L’inquinamento luminoso è un tema molto attuale nell’astronomia di osservazione. Per questo ogni astrofilo ha di certo dovuto affrontare almeno una volta la questione dei filtri astronomici, in grado di aumentare il contrasto tra l’oggetto e il cielo di sfondo. Esistono tantissimi filtri a contrasto della cosiddetta luce urbana e filtri progettati per aiutare l'osservazione visuale. I due filtri Omegon Pro CLS e UHC sono stati testati su cinque notti, in condizioni diverse e da diverse località. La preparazione ai test è stata insolita; sono stati infatti selezionati luoghi abbastanza difficili e con un certo grado di inquinamento luminoso: un sobborgo cittadino e una località proprio all’interno della città di Chemnitz, entrambe zone non certo piacevoli per chi si occupa di osservazione visuale. Sono stati usati un telescopio Newton f/4 10 pollici, un Newton f/4 8 pollici, un rifrattore 120/600 e un rifrattore 70/350. Sugli strumenti f/4 sono stati montati oculari Nagler da 1,25 pollici e un oculare grandangolare 100° da 2 pollici.
Sui rifrattori invece sono stati usati i più svariati oculari a disposizione. I filtri da 1,25 pollici sono stati inseriti in una ruota portafiltri a 5 posizioni, lasciando una posizione libera per un confronto senza filtro. Ogni notte sono stati osservati gli stessi oggetti; l’elenco delle osservazioni comprendeva diverse strutture nebulose e in via sperimentale anche galassie e ammassi stellari.
Strutture nebulose grazie ai filtri
I risultati delle osservazioni stabiliscono che entrambi i filtri a banda stretta hanno la loro ragione d’essere. Nella pratica infatti si ha subito l’impressione di un aumento del contrasto, e con una ruota portafiltri questo diventa molto evidente. Fattori decisivi nella scelta del filtro sono la luminosità superficiale dell’oggetto, l’apertura dello strumento e l’intensità dell’inquinamento luminoso. Tipico è il caso della nebulosa Velo: vicino alla città, con il Newton f/4 da 10 pollici senza filtro si può indovinare una struttura allungata, che può sfuggire facilmente all’osservatore inesperto, mentre dalla città risulta invisibile.
Con il filtro CLS da entrambi i punti di osservazione diventano visibili le prime strutture nebulose e l’oggetto risalta più chiaramente sullo sfondo; con questo filtro le stelle appaiono verdi e molto più deboli, ma senza essere di disturbo, poiché l’attenzione è sull’oggetto. Il filtro UHC offre qui ancora un miglioramento, dato che il cielo di sfondo appare quasi nero e quindi le strutture sono più evidenti. Con il rifrattore 70/350 la nebulosa è visibile perfino dalla città, mentre qui il filtro UHC non ha apportato alcun miglioramento.
Tutti i filtri forniscono immagini prive di distorsioni e senza modificare la nitidezza i margini. Da notare che in alcune situazioni un filtro CLS ha un effetto migliore rispetto a un UHC; questo accade quando la trasmissione dell'aria non è buona e quindi il filtro UHC toglie troppo, con conseguente diminuzione della luminosità superficiale dell’oggetto. Questa osservazione è stata confermata dal collega Andreas Viertel, che ha supportato i test per due notti.
Vedere di più dalla città
Poiché i filtri CLS e UHC bloccano le lunghezze d'onda dell'illuminazione artificiale, era ovvio testare l'aumento del contrasto anche su altri oggetti celesti. In teoria, non ci sarebbe dovuto essere alcun miglioramento, perché la luminosità superficiale delle galassie e degli ammassi globulari diminuisce molto con l'uso dei filtri. È stato studiato il rapporto tra la diminuzione della luminosità di fondo e la diminuzione della luminosità degli oggetti. In prossimità delle città, con un inquinamento luminoso moderato, l'uso dei filtri non è conveniente; in questo caso entrambe le luminosità (del cielo sullo sfondo e degli oggetti) diminuiscono nella stessa misura. Il grado di inquinamento luminoso è troppo basso. Nelle località urbane, tuttavia, è possibile trovare oggetti con i quali la luminosità del cielo sullo sfondo diminuisce più della luminosità dell'oggetto. Questo effetto è stato osservato con M 81/82.
In laboratorio, entrambi i filtri hanno mostrato curve di trasmissione molto simili. Il filtro CLS si estende alcuni nanometri in più nella gamma verde dello spettro, dove l'occhio umano è più sensibile. Si nota anche la maggiore trasmissione del filtro UHC nell'infrarosso, che può essere importante per le riprese fotografiche, poiché i sensori CCD sono sensibili fino a circa 1000 nm. Entrambi i filtri bloccano in modo molto affidabile le principali linee di emissione delle lampade a vapori di sodio e mercurio, ovvero le principali responsabili dell'inquinamento luminoso.
Filtri a banda stretta (Hα, Hβ, OIII e SII)
I test di laboratorio hanno dimostrato che tutti i filtri a banda stretta della serie Pro rispettano la larghezza a metà altezza (FWHM) dei rispettivi intervalli di trasmissione. Il filtro Hα è quello che si discosta di più dal valore specificato, ma anche con un FWHM di poco superiore a 13 nm, questo filtro si colloca nella fascia alta. La trasmissione sulla linea Hα è di circa il 90%, un valore davvero apprezzabile. Tutti gli altri filtri si mantengono nella FWHM indicata o sono addirittura migliori. Da notare l’elevata trasmissione nel vicino infrarosso del filtro Hβ; se non fosse desiderata, è necessario applicare un filtro blocca IR aggiuntivo. Come per i filtri CLS e UHC, anche per il filtro OIII è stato eseguito un test di osservazione visuale, anche se viene proposto come filtro CCD. Il massimo della lunghezza d’onda si trova nell’intervallo di massima sensibilità dell’occhio umano. Tuttavia, poiché questi filtri lasciano passare poca luce, sono necessari telescopi con aperture a partire dai 150 mm. Osservare la nebulosa Velo con un filtro OIII manderà in estasi qualsiasi astrofilo; appena applicato, sembra infatti che la nebulosa diventi improvvisamente molto più luminosa.
Ma questo aumento di luminosità è solo dovuto a un maggiore contrasto. Il passaggio alla posizione libera della ruota portafiltri è davvero sorprendente e dimostra quanto questo filtro funzioni bene soprattutto per la nebulosa Velo. Tutti i risultati delle osservazioni di ripetono anche nelle versioni da 2 pollici, con le quali è stato usato un oculare da 100°. Qui si ha davvero l'impressione che l'oggetto fluttui davanti all'osservatore: fantastico! Il Newton f/4 da 8 pollici, in relazione all’apertura, ha mostrato all’incirca lo stesso aumento di contrasto e di dettaglio.
In conclusione
I filtri della serie Pro si presentano molto bene. Oltre a un’ottima fattura, dal punto di vista fotografico e dell’osservazione visuale mostrano caratteristiche che giustificano il segmento di prezzo. Il set LRGB non ha mostrato alcuna caratteristica negativa nel test dei riflessi o degli aloni, e dell'omofocalità. Anche gli altri filtri sono omofocali tra loro e possono quindi essere utilizzati in modo efficiente su una ruota portafiltri per l'osservazione visuale.
Inoltre, tutti i filtri per l’osservazione visuale mantengono la nitidezza ai margini del campo e non influenzano l'immagine. In via sperimentale, i filtri CLS e UHC possono essere utilizzati con oggetti diversi dalle nebulose, sfruttando la loro capacità di bloccare la luce artificiale. Il filtro OIII può essere usato con successo in visuale con aperture a partire dagli 8 pollici, ma il suo ambito d’uso principale è quello fotografico. Poiché non è stato possibile testare nella pratica i filtri Hα, Hβ e SII, le valutazioni qui riportate si basano sui test di laboratorio delle curve di trasmissione, che sono risultate molto buone, con un piccolo appunto dovuto all'elevata trasmissione nell'infrarosso del filtro Hβ.
Omegon ha colmato con successo una lacuna nella propria gamma di prodotti con la nuova serie di filtri Omegon Pro. La solida lavorazione e le eccellenti proprietà ottiche, trasparenti grazie ai protocolli di test, rendono i filtri di questa serie consigliabili agli astrofili che attribuiscono importanza alla qualità e all'eccellenza ottica, e che accettano un moderato sovrapprezzo rispetto ai filtri delle serie standard.