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La pratica

Foto nitide della Luna con la DSLR

Consigli per un flusso di lavoro ottimale

La Luna è l'oggetto ottimale per chi inizia a praticare l'astrofotografia. Stacking e messa a fuoco rendono visibili i dettagli.

Fotografia lunare con la DSLR al telescopio. La messa a fuoco della Luna avviene tramite live view
sul display della fotocamera. M. Weigand Fotografia lunare con la DSLR al telescopio. La messa a fuoco della Luna avviene tramite live view sul display della fotocamera. M. Weigand

Creare una serie di immagini

La Luna è l’oggetto ideale per iniziare a praticare l’astrofotografia. Infatti, permette di ottenere velocemente risultati da mostrare e ricchi di dettagli. Ma anche in questo caso le possibilità di ottimizzazione sono molte e in base al modo in cui si procede i risultati possono essere molto diversi.

Quando si inizia a fotografare la Luna con la DSLR, si arriva presto alla seguente situazione: si sono appena ammirati i bordi dei crateri sul terminatore, e le immagini al display sono deludenti, perché i bordi di quegli stessi crateri appaiono molto meno nitidi di quanto non fossero un attimo prima. Come riprodurre allora ciò che abbiamo visto?

Per sfruttare in modo ottimale la superficie del sensore, sono consigliabili lunghezze focali di circa 1400 mm per le fotocamere con formato APS-C, e circa 2000 mm per le fotocamere a pieno formato. Nella fotografia della Luna la luce è sufficiente per impostare valori ISO bassi. Nelle impostazioni della fotocamera è importante soprattutto salvare le immagini in formato RAW, perché a differenza del JPEG le immagini non vengono elaborate internamente dalla fotocamera. Tra gli algoritmi automatici ci sono, per esempio, l'anti-aliasing, la nitidezza dell'immagine e il bilanciamento del bianco. Inoltre, il formato RAW offre una gamma dinamica sensibilmente maggiore, con 16384 valori di luminosità (14 bit) per canale colore rispetto ai 256 (8 bit) del formato JPEG. Per i tantissimi toni di grigio della superficie lunare, si tratta di un vantaggio importante, ed è particolarmente vero quando si vogliono far risaltare le sottili sfumature di colore. Infine, ma non meno importante, le immagini JPG sono soggette ad artefatti di compressione che diventano poco gradevoli durante l'elaborazione delle immagini.

Dopo la configurazione, vanno effettuate alcune decine di scatti per catturare il maggior numero possibile di momenti nitidi; nell’esempio, le immagini sono 50. In questo modo è possibile effettuare una post-elaborazione per migliorare la nitidezza, senza che il rumore dell'immagine diventi subito visibile.

Pre-elaborazione

Poiché le immagini DSLR sono molto grandi, è utile alleggerire il lavoro dei programmi di stacking eseguendo una pre-elaborazione con il programma PIPP. L'obiettivo è quello di pre-centrare automaticamente la Luna e, se necessario, di tagliare le aree scure più grandi intorno alla Luna stessa. Questo rende lo stacking molto più veloce. Le immagini pre-elaborate vengono salvate in formato TIFF.

Stacking con multipoint alignment

Il passo successivo consiste nel caricare le immagini, per esempio in RegiStax 6.1 o in un programma analogo per lo stacking. È fondamentale utilizzare molti punti di allineamento, poiché con la Luna il seeing può essere molto diverso. Con il multipoint alignment, il nostro satellite viene suddiviso in tante piccole zone con punti, il cui allineamento e qualità vengono controllati in ogni singola immagine. Dopo aver impostato il limite di qualità da regolare individualmente, si procede allo stacking delle restanti immagini utilizzabili. L'immagine somma risultante viene salvata nuovamente in formato TIFF per l’elaborazione seguente.

Valori tonali e nitidezza

Regolazione dei valori tonali tramite valore nero (1) e bianco (2), valore gamma (3)
e nitidezza tramite deconvoluzione (4) in Fitswork. M. Weigand Regolazione dei valori tonali tramite valore nero (1) e bianco (2), valore gamma (3) e nitidezza tramite deconvoluzione (4) in Fitswork. M. Weigand

Per l’elaborazione delle immagini esempio è stato usato il programma Fitswork. Nel primo passaggio vanno adeguati i valori tonali tramite il cursore bianco e nero dell’istogramma, nel caso in cui l’immagine apparisse troppo scura. Rispetto all’osservazione visuale, la regione del terminatore nelle foto è infatti sempre relativamente scura. Per aumentare la luminosità delle regioni scure e avvicinarsi alla percezione non lineare della luminosità dell’occhio umano, è quindi consigliabile una regolazione gamma su un valore compreso tra 1,2 e 1,3.

Il passaggio più importante in Fitswork è la nitidezza, perché in questo aspetto l'immagine somma di Registax è ancora ben lontana dall'impressione visiva. È molto consigliabile la funzione di deconvoluzione.

Si cerca quindi di invertire la sfocatura di ciascun pixel dovuta al seeing, per esempio tramite eliminazione gaussiana. Questo metodo può dare ottimi risultati, ma produce anche un rumore di immagine; ecco il perché della somma di una serie di immagini. Tuttavia, se appare un po' troppo rumore, è possibile aumentare leggermente il cursore "Rumore immagine".

Il parametro più importante della deconvoluzione è il raggio del filtro. L'impostazione ottimale dipende dal campionamento e dal seeing durante l'esposizione, e va individuata per tentativi. Finora l’esperienza ha mostrato valori compresi tra 0,7 e 2,5 (nell'esempio riportato era 1,5). Per una determinata combinazione telescopio-fotocamera, i valori ottimali variano solo leggermente da caso a caso. Di norma, tutti gli altri parametri filtro non hanno una grande importanza.

Il filtro con impostazioni ottimali permette di vedere i bordi dei crateri molto più nitidi rispetto all'immagine JPEG, e i crateri piccoli sono più in risalto. Se necessario, è possibile eseguire un secondo passaggio di nitidezza con una "maschera di contrasto" a regolazione moderata.

L’immagine JPG singola (sinistra) delude nella resa dei dettagli. A destra il risultato del workflow ottimizzato con nitidezza sensibilmente migliore. M. Weigand L’immagine JPG singola (sinistra) delude nella resa dei dettagli. A destra il risultato del workflow ottimizzato con nitidezza sensibilmente migliore. M. Weigand

Autore: Mario Weigand / Su gentile concessione di: Oculum-Verlag GmbH