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Gli oggetti deep-sky spesso rappresentano una sfida. Con un cielo scuro e i giusti consigli, ecco come ottenere osservazioni di successo.

Mario Weigand Mario Weigand

Osservare gli oggetti deep-sky nel modo giusto

I fantastici mondi della nebulosa di Orione sorprendono molti astronomi amatoriali. Mario Weigand I fantastici mondi della nebulosa di Orione sorprendono molti astronomi amatoriali. Mario Weigand

Il nuovo telescopio è assemblato, il cielo è limpido e con molte aspettative si possono puntare i primi oggetti celesti. Ma spesso la delusione è dietro l’angolo: nessuno degli oggetti tanto desiderati fa capolino nell'oculare, oppure l’immagine non è come ci si aspettava.

Oggi gli astrofotografi mostrano gli oggetti deep-sky con dettagli fantastici e colori brillanti. Ecco quindi che la nebulosa di Orione M42 si presenta come un paesaggio che brilla di una luce rossa, riccamente strutturato con una regione centrale incandescente. Ma la realtà è ben diversa e nessun telescopio potrà mai mostrare un’immagine simile. All’oculare infatti nebulose e galassie di solito appaiono pallide e incolori, e solo con un’osservazione “giusta” mostrano i loro dettagli.

Più è scuro, meglio è

“Niente può sostituire un cielo scuro”, una frase che si può leggere o sentire spesso. Ed è vero. Per osservare con successo gli oggetti di debole luminosità è indispensabile trovarsi in un luogo buio lontano dai centri abitati. Anche la Luna non deve disturbare. Nell'oscurità le pupille si allargano in pochi secondi, ma il vero adattamento al buio viene gestito da processi biochimici a livello della retina e per raggiungere la capacità visiva ottimale servono circa 30-45 minuti. Durante e dopo aver raggiunto l’adattamento al buio è bene evitare le sorgenti luminose come illuminazioni stradali, i fari delle auto, torce o schermi di pc portatili. Solo le speciali “lampade astronomiche”, con una luce rosso scura, non pregiudicano l’adattamento al buio.

Serve pazienza

La pazienza è una virtù di chi pratica l’astronomia amatoriale. È bene concedersi almeno dieci minuti per soffermarsi sull’oggetto, soprattutto se è di debole luminosità, come nebulose e galassie. Infatti, solo dopo un po’ che si osserva attentamente, diventano visibili i dettagli più minuti. Così gli oggetti che a un primo sguardo appaiono monotoni, possono rivelare alcune strutture, come addensamenti brillanti o bracci a spirale.

La tecnica per osservare

Anche al telescopio la nebulosa di Orione è un oggetto meraviglioso: immagine di M42 in un riflettore con 150 mm di apertura. L. Spix Anche al telescopio la nebulosa di Orione è un oggetto meraviglioso: immagine di M42 in un riflettore con 150 mm di apertura. L. Spix

Tuttavia, alcune strutture sono così deboli, da poter diventare visibili solo con un trucco. L’occhio umano percepisce la luce con due diversi tipi di fotorecettori: i coni e i bastoncelli. I coni si trovano principalmente al centro della retina e permettono una visione nitida e a colori. I più sensibili bastoncelli invece si distribuiscono su un’area più grande e danno una visione sfocata e in bianco e nero. Quest’area dell'occhio sensibile alla luce può essere sfruttata durante l’osservazione, guardando l’oggetto non in modo diretto, ma leggermente oltre. Questa tecnica viene detta “visione indiretta”. In questo modo la luce colpisce i bastoncelli al di fuori del centro della retina e le strutture più deboli di nebulose e galassie diventano riconoscibili. Questo trucco però è utile anche nell’osservazione degli ammassi, perché permette di vedere meglio le stelle più deboli.

Oscillare, ma con metodo

Le strutture che si trovano ai limiti della percezione possono essere rese visibili con altre tecniche di osservazione. L’occhio riconosce più facilmente gli oggetti in movimento, rispetto a quelli che stanno fermi. Questa caratteristica può essere sfruttata durante l’osservazione, muovendo il telescopio leggermente avanti e indietro, a simulare un movimento. Per le strutture molto deboli, questo metodo detto “field sweeping” è efficace, soprattutto in combinazione con la visione indiretta. Con un po’ di tempo e di pratica si impara ad affinare queste tecniche, in modo che le notti di osservazioni deludenti saranno solo un ricordo.

Con la visione indiretta (destra) diventa visibile anche il disco della galassia di Andromeda M31. La croce indica un possibile punto su cui fissare lo sguardo. L. Spix Con la visione indiretta (destra) diventa visibile anche il disco della galassia di Andromeda M31. La croce indica un possibile punto su cui fissare lo sguardo. L. Spix

Autore: Lambert Spix / Su gentile concessione di: Oculum-Verlag GmbH